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sabato 4 gennaio 2014

AnnoNuovo,GiochiVecchi


[Melanconia - G. De Chirico]
 

"Strisciavano le loro ombre lungo i muri rossastri e scalcinati: egli seguiva, autòma. Diresse alla donna una parola che cadde nel silenzio del meriggio: un vecchio si voltò a guardarlo con uno sguardo assurdo lucente e vuoto. E la donna sorrideva sempre di un sorriso molle nell’aridità meridiana, ebete e sola nella luce catastrofica."
[Canti Orfici - Dino Campana]

"Quando studiavo neuro mi toccavo sempre i nervetti delle dita. Dì, te li ricordi?"
"non mi ricordo un cazzo, e smetti di parlarmi di nervi."

"Ok."

Guardo nel nulla del pub irlandese in cui sono finita, una lesbica ammicca, che piaccia alle donne non è una novità.

"Cerco su Google una cosa."
Cerca una sigla, nervi cranici, ancora.

"Ho conosciuto una ragazza ieri. Le ho detto che voglio perdere peso. Sai, ha detto che sto bene, che non devo dimagrire."
"Ah, credevo t'avesse detto che eri irrecuperabile."
Che le donne non mi piacciano non è nemmeno una novità.
Alcune parole cadono nel vento.
Non fai in tempo a pronunciarle che già si caricano tutte di noia.

Ridiamo, e sticazzi.
L'odore del legno e della birra forse non è italico, ma calma l'anima di tutti. O almeno, la nostra.

Vi saluto

giovedì 26 dicembre 2013

SottoLaDoccia

[Alyssa Monks]
 
Penso un boato di cose sotto la doccia.
Tipo il tempo che fa fuori, la specializzazione, come deve essere studiare tedesco.
Ieri ho visto un pupo come mille altri.
 
"Babbo Natale cosa ti ha portato?"
"Il kit da boscaiolo"
 
Mi risponde sorridendo.
 
"Gli piacciono i boschi, la natura, i cavalli. L'ha voluto lui."
Aggiuge la mamma, vedendomi un po' interdetta.
 
E' un secondo ed ho un flashback fortissimo.
Io e mio padre, i libri sui funghi, in montagna a raccogliere le castagne e a Natale il muschio.
 
La montagna mi saluta appena torno, mi sveglia al mattino quando sono qui.
 
G, amore d'adolescenza, ancora me lo ricordo.
Occhi azzurri, pelle scura, braccia solide per un sedicenne. Accento marcatamente dialettale, italiano stentato, belle labbra.
"Aiutalo, chè sennò lo bocciamo anche quest'anno."
Quando hai un po' di cervello in più ti condannano, il classismo te lo iniettano endovena ad infusione lenta, goccia a goccia, come con la flebo.
 
Era l'inizio dell'infusione, per me con G.
 
G viveva in montagna, pastore. Qualcosa come 5 fratelli, tutti maschi.
"prenditi qualche biscotto"
Mi diceva la mamma, il padre non l'ho visto mai.
 
"Nun vaj bun a la scol G, è luer?"
"Mannò, è solo che ha altre qualità. Io le capre mica le so mungere."
 
E poi appariva G, splendido. Occhi azzurri svegli, pelle scura, braccia solide e tuttoquanto.
Gli spiegavo le cose, lui capiva.
Si è diplomato con noi, col minimo, ma alla fine mi ha ringraziata ed io non l'ho dimenticato mai.
 
Non lo vedo da tanto ma sono certa che, tra mille, ancora lo riconoscerei.
 
Buone feste.
 


martedì 10 dicembre 2013

Dedicato.

[Annie Leibovitz]

Questo post è scritto ad immagine e somiglianza di Marie, Frida e Fernanda, tre donne belle dell'anima mia.

A Marie ho assegnato questo nome perche è musicale. 
E poi perchè ha un fascino tutto suo, una bella lentezza sillabica.
Marie ha gli occhi azzurri, la pelle chiara. Condivide la terra di origine mia e la ama e la ripugna al mio pari.
Ha un temperamento introverso, prende confidenza a poco a poco. Glielo leggi di movimenti, dal tono della voce, dai capelli biondo scuro fino alle spalle.
Quando ti parla ti guarda negli occhi. Ha un lessico pulito, non si tradisce.
Poi si siede davanti ad un pianoforte, e Marie sboccia.
La vedi, ma non è lì. Marie è nel pianoforte, Marie è il pianoforte. Corre sui martelletti, si nasconde nella vernice nera e tra le venature del legno, Marie si consacra e si deifica muovendo le mani.
Tu siedi, la insegui con gli occhi. E ti chiedi Marie chi è, Marie cos'è. 
E' un miracolo scorgerle tutto quel mondo che ha dentro e non capisci come possa essere contenuto interamente in un metro e sessanta di silenzi e delicatezza.
Marie splende di bellezza, ma lo sanno solo in pochi, è questa la sua preziosità.

Frida è Frida e non può essere altri che lei.
L'ho conosciuta da adulta e mi è entrata dentro come una pugnalata.
Frida guarda gli uomini un secondo più delle altre. E li fa suoi.
Frida t'incanta, Frida è fatale. 
E' come una sigaretta appena accesa, dal gusto deciso ma ancora incerto, pieno di calore. 
Se non sei abituato ti brucia forte in gola, se sei dipendente ti rasserena anche.
Frida sa scrivere e sa fare l'amore. Le piacciono le sfide, si lancia anche senza paracadute perchè l'attimo va colto e la sua terra glielo sussura continuamente, è quasi un mantra, una preghiera.
O la ami o la odi e a me piace perchè sa fottersene dei compromessi.
E questo la rende vincente anche se perde, almeno agli occhi miei.

E poi c'è la mia Fernanda.
Fernanda come la Pivano, Fernandinha mia bella.
Anima nobile, occhi buoni, voce che t'accarezza come quella di una madre.
Adesso è in volo, Fernanda segue il cuore e va in Asia.
Se la guardi non riesci ad inquadrarla, Fernanda ti sfugge tra le dita. 
Ma io l'adoro ed in più di un'occasione mi ha accarezzata, anche solo con una parola e forse anche col silenzio. 
Fernanda mi è sorella e questo lo sappiamo entrambe. 
Ed io andrò a trovarla, perchè manca e sa mancare bene in questo mio petto.

A presto.

lunedì 25 novembre 2013

AtelettasieErossoCongo

Jack Vettriano

Ti aspetto, col cuore in gola.
Ti aspetto perchè da due anni mi permei e adesso sento la mancanza.
Ti aspetto in questo spazio minuto, su queste pagine che mi parlano di TNM e di atelettasie.

Poichè sono una delle figlie più sgargianti della ciclotimia, finisce che spesso cammino sul bordo delle cose e della vita. E tu mi reggi, cazzo. Da due anni. Bestemmiando e pregando, mi reggi.

Sono senza sonno e senza sangue, in combutta con le mie passioni ed i miei doveri.
Ma io ti Amo.

E sorridi pure, fiore mio. Però questo cuore e questo Vettriano, sono esattamente per te.

mercoledì 20 novembre 2013

Pezzi.


Ekberg-Mastroianni : La Dolce Vita

Mi piace la musica elettronica.
Mi piace Leon Theremin ed il modo in cui muove le mani mentre accarezza l'aria, mi piace il fatto che accarezzi l'aria e che l'aria suoni.
Mi piace Luciano Berio ed il piglio insano con cui ha sconfessato i dogmatismi musicali italiani, il modo in cui si è svegliato una mattina e abbia detto "faccio un pezzo per voce e nastro magnetico. E buonanotte al secchio e agli amanti del genere musicale." 

Però poi, dannata me, mi piace la classica. Mi piace l'opera, muoio quando Carmen canta l'Habanera.

Uscivo da una serata al Teatro dell'Opera, vagavo con amici per una Roma buia e bellissima. Tutti ingiacchettati, intaccati e incravattati, nemmeno sembravamo noi.
Il sanpietrino cozza col tacco, si sa. 
Ma nonostante tutto abbiamo camminato, un sacco.

Mucose intrise di kilkenny cream, collant bagnati di pioggia e discrosi più o meno profondi su patologie autoimmuni misdiagnosticate, abbiamo camminato dentro noi stessi, più che nelle viscere della città delle città.

Non fosse per l'insostenibile leggerezza del fetore aristotelico del Robbins, sarebbe quasi potuta sembrare primavera, almeno per l'anima mia.

Ah, anche Schoenberg mi piace. Un sacco.
Saluti.

giovedì 14 novembre 2013

You'reInTheJungle,Baby!



Jeanloup Sieff

"We are the people that can find
Whatever you may need
If you got the money, honey
We got your disease! "
[Welcome to the Jungle - Guns'n roses]


Sono nella Giungla, cammino tra liane e sabbie mobili.

E' una sorta di gioco a chi è più figo, a chi sta più in alto nella scala sociale dei noartri.E cammino, cammino. Indiana Jones me fa 'n baffo.

Chi sta in alto, per una qualche strana alchimia, ti guarda sempre con occhi falsi e denti appena sbiancati.

Ma io cammino, io me ne fotto. 
Gli sorrido con gli stessi occhi e con la stessa sicurezza in tasca, però non con quel genere di sicurezza spicciola, quella che sta nel portafogli.

-Profumo di personalità- potrebbero chiamarlo. Chissà.Questa è la MIA vita. E adesso, monamì, si cambia musica.

Passerò da voi, lo prometto.

mercoledì 30 ottobre 2013

Io sono ciò che Amo.


Mattinata pesante, sono di tirocinio in risonanza.
Mi sveglio impastata di sonno, poche ore di letto alle spalle, un'amica, parole.
Faccio così.
Inizio a parlare, perdo la cognizione del tempo e poi, magicamente, sono le tre di notte.

Zerocalcare lo chiama "l'orario delle bermuda" se non ricordo male.

Mi sveglio addormentata, cerco di carburare con caffè e tè alla menta.
La mia coinquilina è sveglia da poco, mi guarda, è di turno anche lei.
Viviamo insieme da cinque anni ormai, se ci guardiamo in faccia già sappiamo quanto abbiamo o non abbiamo dormito, quanto siamo stanche o incavolate, quanto e se abbiamo voglia di chiacchiera.

Esco di fretta, col sonno ancora negli occhi.

Arrivo in ospedale, firmo. 
"'mmazza, stai assonnata?"

Me lo ripetono in tre, i più stretti.
Sanno che dormo poco.

Vado in risonanza.
Stupore per una diagnosi particolarmente ben riuscita, il prof ci porta ad assistere ad un esame.

Mi sveglio di botto.

E' una sala, stretta il giusto.
Entro e vedo una culla, due, un lettino dietro, una madre.
Una incubatrice.

Un bambino esce e chiede della madre, io mi chiedo se tutto questo è vero.

Il bambino nell'incubatrice ha sì e nò due settimane, è minuscolo.
L'anestesista si avvicina, gli accarezza la mano.

Poche cose mi resteranno. Questa mi sfonderà il cuore ogni volta.

Esco, faccio un respiro fortissimo.
Io sono ciò che faccio. Io sono ciò che amo.
 

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