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martedì 23 febbraio 2016

Un indovino mi disse

[Ron Hicks]


"Mi faccia leggere la sua mano."

Avrò avuto sedici, forse diciassette anni.
Una donna dalla carnagione olivastra, forse una zingara, mi prese la mano destra.

"Mannò signora, lasci stare, sono scaramantica e non ho una lira."

Era un gran caos, stavo aspettando davanti agli studios di Cinecittà, avevo attorno una valanga di gente eppure quella donna prese esattamente la mia, di mano.

"Signora, le ripeto, lasci stare."
"Non voglio soldi."

Indice sul palmo della mano, destra.
Sguardo perso tra le linee del mio essere, mente alla ricerca di qualche percorso, di qualche filo logico o forse solo di qualche frase-effetto per stupirmi.

"Bella vita, bella fortuna. Molti soldi, molto successo. Un uomo bello, alto e moro ti sposerà."

Mi chiuse la mano e se ne andò, indossando nient'altro che un sorriso balcanico.

Terzani smise di viaggiare in aereo per via della profezia di un indovino.
Ed io, i biondi, manco li guardo più.

domenica 7 febbraio 2016

Cose Sbagliate

[web's]

"questa roba la faceva il cerusico."

Ferma sulla porta, ferma accanto all'anestesista, ferma di fronte al ferrista che t'infila le mani dentro ad un paio di 6 e mezzo. Con talco.

"Mettiti qui ferma e non toccare niente."

Ferma con le mani su un corpo curarizzato, ferma con i parametri vitali su un monitor, ferma con l'odore pungente della carne bruciata.

"Oh, stai bene?"

Ferma con l'adrenalina, ferma col pensiero che corre più veloce di te e dei tuoi progetti, ferma col solco che avevi tracciato sul tuo cammino e che, di botto, ti pare inadeguato.

Tra il mio dorso ed il palmo del secondo ci sono due strati di lattice a contatto e sotto quel lattice c'è dell'epitelio cheratinizzato con su scritto chi siamo e cosa patiamo.
"Se non mi rispondi mi fai spaventare."

"Si, tutto bene."
Tutto bene eppure adesso proprio non riesco a fermare il pensiero, nè tantomeno l'adrenalina, nè l'odore nelle narici e figurarsi le mani 6 e mezzo talcate sul corpo curarizzato.

Quando al quarto anno per la prima volta vidi un intervento chirurgico pensai di essermi innamorata.
Il corpo era messo a nudo e scavato, il corpo era solo corpo e tu avevi il compito pulito di curarlo.
Quando al quinto anno vidi infilare un medio tra due costole ebbi un conato di vomito e mi dissi che no, non avrei infilato medi nelle costole, nè lame, nè aghi da sutura.
Non io, no.

Eppure, adesso, la superficie non mi basta più.
Adesso, io, ho bisogno degli abissi.


Astro.
 

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