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sabato 23 agosto 2014

Per truffare la malinconia.

[Concetto Spaziale - Attese - Lucio Fontana]

"E poi verso sera li vedi,
tutti a caccia: una donna e via!
Che attraversano la notte a piedi,
per truffare la malinconia."

Banana Republic - L. Dalla / F. De Gregori

Questo post ce l'avevo in testa da anni.
Probabilmente, da prima che questo spazio vedesse la luce.
Alogena.

Vabbè.

Il Fontana l'avrei messo ancora più in grande, senza commento alcuno.
Avrebbe ben interpretato il senso del testo che mi appresto a scrivere.
Ma sarebbe stato ingiusto verso l'Astrolabia che fui e, soprattutto, nei riguardi di chi legge.

"Ma il tuo vecchio marito, nonna? Se n'è andato?"

Sposò mio nonno in seconde nozze, fino a dieci anni credevo fosse la madre di mia madre e dio-solo-sa quanto ne desiderassi gli occhi azzurri, o forse verdi. Belli, cangianti.

"Mio marito l'hanno fatto andare via."
"Chi?"

"La guerra."

Quando nonno era via mi mostrava qualche foto.
"Giuseppe si chiama. Chiamava."

Me lo rivedo. Pipa in mano, sguardo severo.
"Giuseppe."

"Sì, Giuseppe. E' bello sì?"
"Più del nonno."
"Zitta però, al nonno non dire niente."

Shhhh...
dita incrociate sulle labbra, per baciarle due volte. 
Un gesto che era una promessa sacra, un patto tra piccoli e grandi.

"Ma allora nonna, è morto in guerra?"
"Non è morto."
"E allora dov'è?"

L'insensibilità dei bambini è una delle cose che ancora oggi mi evoca insofferenza.
Ma la giustifichi, bene o male.
Nell'adulto, l'insensibilità, ti chiedei quale abisso nasconda.

"E' disperso."

Che parola nuova.
"Che significa disperso?"

"Che non l'hanno più trovato. Nè vivo, nè morto."
"Beh ma allora non è morto!"

Rideva, la nonna.
Ancora ne vedo la luce bellissima negli occhi, ne percepisco il suono del respiro.
"Massì che è morto, ormai sono passati tanti anni."

"Nonna, noi lo dobbiamo cercare! Secondo me è vivo! Magari domani torna a trovarti, tu che ne sai?"

Rideva, poi le scendeva una lacrima.
Ma subito si girava.
Non era educato mostrare la tristezza, per di più ad una bambina.

"La vuoi una frittatina?"
E alla fine, mi fregava.
Tutte le mie domande mi si bloccavano in gola.
Per lei era una manna, presumibilmente.

Oggi forse le avrei chiesto ancora dell'altro, col tono spocchioso della gioventù.
O forse nemmeno le avrei chiesto nulla.
Allora, però, a quella storia ci credetti.
Ed ogni giorno, dolcemente, speravo di vederla con l'altro nonno.

Ora, ne sono certa, in un qualche dove.
L'ha ritrovato.

Questo post ce l'avevo in testa da anni.
L'ho riletto e stilisticamente nemmeno è dei migliori.

Ma è il più vero, credetemi.

venerdì 15 agosto 2014

Decontestualizzazione

[Natalie Portman e Mila Kunis - Black Swan]

"Secondo me sò malati."

M'ero un cincinin estraniata dalla tavolata.
Vuoi il moscato, vuoi l'abbiocco, vuoi la mano confidente di lui, stavo da n'artra parte.

"Chi?"
"Eh?"

"No dico, chi è malato."

Deformazione professionale, sento malato e scatto.

"Le lesbiche e i gay."

Sto assopita, evidentemente sento cose sbagliate.
"Non ho capito, chi è malato? Gli omosessuali?"
"Eh si, loro."

Ah, ma bastava dirlo prima.
Sridacchio, il moscato tutto sommato era ottimo.

"E perchè?"
"Perchè non è normale."

Quando ti rispondono di botto e poi guardano a terra, vaghi, è intellettualmente disonesto controbattere.
Se hanno difficoltà ad inserire congiuntivi e condizionali nel discorso, poi, è a tratti anche pretenzioso.
Però, rilancio. In fin dei conti il moscato era ottimo perchè tacessi.
"Ma a me non pare una malattia, in ospedale non vengono a ricoverarsi."

"Eh vabbè, ma che significa? In natura.."

In natura.
Quanti figli innaturali ha prodotto la natura, quante sovrastrutture.
La nuova frontiera dello sfacelo umano è, ad oggi, un giusnaturalismo newage.

Lui mi sfiora con uno sguardo, e c'intendiamo.

"La più consistente scoperta che ho fatto 
pochi giorni dopo aver compiuto sessantacinque anni 
è che non posso più perdere tempo 
a fare cose che non mi va di fare."


Dear Jep, meglio di te non l'avrei saputo dire.
Anche se, dai sessantacinque, mi tengo ben lontana.

L'aria è profumata e leggermente rarefatta, come si confà alla montagna.
Io, dopo una due notti di sbronze amabilmente seguite da due mattine di aspirina, mi sono arresa. 
Ed ho rimesso le converse ed i jeans. 
E pure la collana, quella bella, quella greca.

"Oggi sei vestita quasi decente."
Nemmeno a lui piacciono molto, le sovrastrutture.

Ci sorridiamo.
Nella tempesta, va tutto bene.

Buon ferragosto,
 Astro.

mercoledì 13 agosto 2014

Sinestesia

[Jack Vettriano - A mutual understanding]

La lingua mente,
ma non sa ingannare.
[Cinestetica - Marta sui tubi]

"Se i tempi non sono i migliori, allora inventa altri tempi".
Mi è capitata ieri, tra le mani.
L'ho letta e ho sorriso.

Si scoppia di caldo, boccheggio.
Mi sdraio e mi abbandono alla mia mente, senza ancore di salvataggio.
Spesso lo faccio, è solo il piacere animale-intellettuale del fuggire.

Ho ferito, ingoiato, dimenticato, rimuginato.
Letto, riletto, rielaborato, tagliato e cucito su misura. Mia.

L'ho sempre fatto, da tempo immemore.
Camera chiusa, luce fioca. La penna in mano. E scrivevo.
E scrivo.

Ho venerato la parola, in ogni sua forma, sfaccettatura.
Ho camminato nel cerebrale della prosa, sono scivolata negli anfratti umidi e caldi della poesia.
Mi sono misurata con pagine differenti e ne ho scritte - occhio, nessun masterpiece - ma mi ha dato piacere. E pace.
La parola mi ha sempre fatto da madre, sorella, figlia, amante, misura d'ogni istante.

E per quanto giorno e notte mi cerchi in ogni dove, sull'iride variopinta di chi mi guarda, nelle pieghe del mio lenzuolo, nel freddo geometrico di un calice ricolmo di vino, alla fine della fiera l'unico specchio che più fedelmente rifletta questa mia anima, da anni, è solo il profumo della carta, l'odore intimo di lei. 

Il mio volto è la parola.

Vi abbraccio

sabato 9 agosto 2014

NunT'aReggae?

[Bob Marley]

"C'è un concerto reggae. Vuoi fare sorveglianza col dottore?"

Mh.
L'ultima volta che feci sorveglianza durante un concerto, fu per una neomelodica napoletana. Fu di una noia sconcertante ed il pubblico non aveva nè rasta, nè damigiane da cinque litri.

"Sì dai."

Avevo strutturato un programma bomba per la serata: a studio finito, almeno 5-6 dylan dog. Poi letto.
Invece, mi vesto.

Arrivo, il concerto è militarizzato, ma in fondo me l'aspettavo. Fino a qualche anno fa ce annavo io pure, vestita di canapa o con corpettini aderenti. Ricordo ancora un concertone di qualche anno fa, pieno di vino e d'allegria in cui un rastone mi coprì completamente coi rasta e mi baciò.
Le nostre madri credo stiano ancora cercando di smacchiarci i jeans, le converse bianche le buttai direttamente, tanto erano diventate rosa e s'erano forate per via di una scintilla.

Guardo il poliziotto all'ingresso, ci sorridiamo.
"Sò ragazzini eppure se distruggono, guarda che accidenti amo sequestrato". Dalle bottiglie di birra all'absolute vodka il passo è breve. eppure l'età media sarà di 15-16 anni, con qualche adulto e qualche outsider col mito di Bob sulla testa e nei polmoni.
Sorrido ripensando alla storiella del rastone, l'omino della coscienza mi si mette appollaiato sulla spalla e mi dice "sei borghese, arrenditi!"

No, non m'arrendo.

Il sound è simpatico. Però io vivo di rock ed il reggae dopo 20 minuti mi annoia, se in pieno possesso delle mie facoltà.

Mentre viaggio con la mentre tra i rasta del rastone, chiamano il doc.
Lo spettacolo è quasi ovvio.

"ragazzina, sedicenne, svenuta. Probabile coma etilico."
[quello che mi evocherò appena laureata]

Qualche scossone e si ripija. Però gli amici la mollano vicino all'ambulanza "grazie dottò, sennò nun ce vedemo er concerto". Un tizio cade e sbatte la testa, in un angolo un ragazzino coi leggings si vomita addosso, una tipa col semipermanente s'è ustionata il piede.
I poliziotti piantonano le uscite, girano con le torce accese per controllare palmo a palmo a terra.

Mi siedo, guardo il palco, il tempo di un respiro.

Sono borghese, m'arrendo.

Vostra, Astro.

giovedì 7 agosto 2014

HoTuttoInTestaMaNonRiescoAdirlo

[Tania and Lazlo's project]

Ho un sacco di roba in testa, da scrivere.
Quando ho cose sparse nella materia grigia, spesso e volentieri, finisco per parlare a pezzetti, a masticare pensieri e a strascicare parole: a non farmi seguire.

"capito si?"
"no astro, no."

Vabò, tentiamo.

Accanto a me, al solito, un libro.
Oggi ci sintonizziamo sulla cardiopatia ischemica.
"mifacagare" "macommecazzo.E'l'abbiccìdellamedicina." "Si,mailcuoreèunmuscoloel'animaunsurrogato" "eh?" 

Niente, lascia perde.

In questi mesi di silenzio stampa, varie nubi hanno solcato il cielo Astrolabiesco. Alcune pesantemente cariche di pioggia, poi un sole fortissimo a illudere, poi lampi e fosfeni a prova di distacco retinico.

"macazzoc'entramoildistaccoretinicom'odevispiegà"

Niente, t'ho detto. Lascia perde.

In vacanza, sulla riviera, un tizio ha chiesto a mia madre se poteva comprarmi per 50 cammelli.
Mia madre non credo sappia cosa farsene, dei cammelli. E ha declinato l'offerta.
Accanto a me c'era seduta un medico.
Allergologa ed immunologa, per la precisione.

"Ma che poi, boh, l'oculista alla fine non è che sia tanto medico. Si, vabeh, opera col microscopio. Si vabeh, cura gli strabismi. E vaboh, ma mica usa il fonendo, mica ti fa le analisi del sangue."
(Può far strano, ma alcuni rompono il ghiaccio così.)
Le battaglie, tra bianchi camici, si combattono a colpi di soffi olosistolici ed emocromi, se sei figo ti ci scappa pure la TC spirale.
Che poi, in tutta onestà, io sto complesso del pene epocale sviluppatosi tra colleghi impegnatissimi sottopagati e colleghi riccastri poco ospedalieri, ancora non l'ho ben chiaro nella testozza.

Sì, ma questa è un'altra storia.

Dietro di me, un tizio poco abbronzato con un tomo considerevole accanto.
"Diritto Penale"
Mi dice e ha pure il coraggio di abbozzare un mezzo sorriso.
Scappo.
Dagli avvocati e dai preti è sempre bene tenere le distanze, questo me l'ha insegnato mio nonno.

Ieri N. mi ha regalato un pò di sole. Gli ho offerto un bicchiere di vino e qualche chiacchiera di troppo.
Mi ha lasciato dei fumetti, in tema con la mia maglia rosa schiaparelli anni 80 (no, le spalline non c'erano).

Ho letto un'intervista a Courtney Love.
M'ha fatto male vedere ch'è plasticosa e amorfa, quasi come tutti gli altri.
"Ho cinquant'anni e voglio un figlio. E non voglio invecchiare."

Delizioso.

Torno ai miei libri. Ritornerò in questi spazi, con più ordine sulle dita, spero.
Una buona estate.

Astro.
 

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