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giovedì 6 febbraio 2014

Mala Strana

[è un Milo Manara, che ci crediate o no.]

"Io l'ho capito che hai paura, sai?"
"Non era poi così difficile da intuire, Lajiniç. Però grazie per avermi dato ascolto. Alle volte davvero non saprei con chi altri confidarmi, a chi altri far annusare il mio male."
Se c'è una cosa che Lajiniç era sempre riuscito ad annusare, quello era l'odore di pioggia prima della tempesta nell'anima di Amelja.

"Non hai sbagliato nulla, Amelja, e tra qualche giorno te lo dimostrerai."
"E' solo che ho paura."

Amelja respira con fatica, qualcuno potrebbe azzardare che abbia la voce rotta dalla pioggia (atmosferica, stavolta) e dal pianto, ma lei non concederebbe sicuro un'impertinenza allusiva simile, perlomeno alla folla.
Per questo ha aspettato di essere lontana dagli occhi dei più, di attraversare tutta la Mala Strana, il Ponte Carlo gelato dalla neve. Si è stretta nel cappotto verde di lana cotta preso ai grandi magazzini, l'anno prima e ha salutato con gli occhi il palazzo della defenestrazione prima di salirsene a casa.

Nel chiuso della sua stanza, umida di pioggia  e di panni stesi ad asciugare, gli ha telefonato.

"Dimmi che è tutto infondato, che sono solo parole."
"E' tutto infondato e sono solo parole, malinka."

"Quando sei tu a parlare, mi fido. Le cose diventano meno spaventose e si ridimensionano. Io ti credo ed il punto è che credo più a te che a me, Lajiniç."
"Riposa un pò adesso, per pranzo verrò da te e mangeremo dei Blinnè, potrei cucinartene un paio io. Ma ora riposa, è importante."

Lajiniç riattaccò, chiuse i suoi testi di anatomia normale e cercò la ricetta di sua zia Masha che aveva gettato chissà dove.
"Sarebbe buffo." Si sussurrò nella testa, con fermezza. "se solo lei sapesse quanto le nostre incertezze si somigliano..."

domenica 2 febbraio 2014

Demenza Fronto-temporale

Béatrice de Géa for The New York Times

[Mrs. French with her husband, whose frontotemporal dementia was diagnosed in 2007 by a neurologist after he began to have trouble speaking.]

L'immagine viene dal sito del nytimes. E' il Video da cui è tratto, però, che vi consiglio di vedere.

In mezzo a questa frenesia verbale, a questi occhi malati, a queste cosce lunghe, questi culi sodi, questi bicipiti pompati, le parole le sto iniziando a perdere anche io.
Devo smetterla di perdere tempo, di perdere capelli, di farmi dare lezioni di poesia e di impegno sociale "dal primo idiota che passa".

Voi.
Voi, teste di cazzo.
Voi, uomini e donne di mondo.
Voi, sorrisi smaglianti e prozac nello specchietto da borsa.
Voi, illusi di essere eternamente perfetti.
Voi, col vostro personalissimo Dio nascosto nel portafoglio tra i santini, nelle pieghe delle mutande, nei banchi di una chiesa sconsacrata, nel Botox, nelle scarpe di Chloè, nel delirio dellimortaccivostra.
Annatevene tutti, npò, a fanculo.

Forse è la pioggia, forse l'influenza. Oggi ci vado giù pesante.
 

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