[Nicola Piovani - from Google]
"Come sei veramente - G. Allevi"
(Sì, niente parole stavolta.)
"Ti piacciono i bambini, M.?"
"Non molto."
"Beh, dai. Con gli anni. La prolattina sai, quelle robe lì. Imparerai ad amarli."
Silenzio. Sfodero uno di quei sorrisi circostanziali, spacca-tensione.
"E... dì un pò. Perchè non ti piacciono?"
"Mah, senti."
Silenzio.
"Mah, senti. Che vuoi che ti dica. Non mi piacciono molto, mi ci sento a disagio insieme. Non so nemmeno tenerli in braccio e tendono a piangere in mia presenza."
"Bah dai!"
Ride.
"Quello lo fanno con tutti. Di botto, sbam. Piangono."
"Lo capisco. Ma non so dirti."
Ancora silenzio. Dio benedica i miei ventidue anni ed il mio corso di laurea.
"E cosa ti piace, dì?"
"Mah, la musica. La luna se è piena. Il dopo-sessione. Il Porto nelle coppe da decantazione. Fare l'amore, più che fare sesso. E poi boh, il mare aperto, le navi da crociera, correre in mezzo al niente ascoltando i System of a Down. Anche i concerti jazz, ma non troppo spesso. Ed il cinema d'essai, quando fuori piove e senti ticchettare l'acqua. Quello, proprio, mi fa impazzire. I libri sul comodino e sugli scaffali, ma nemmeno il kindle mi fa perdere, in quanto a senso edonistico."
Fa un sorriso, o perlomeno lo abbozza.
"E il fidanzato? Ce l'hai?"
Qui al sud un vocabolo vale l'altro, ci diamo del voi e siamo ancora mezzi borbonici.
"Sì, sì."
Già so cosa starà per dire.
Ma non lo dirà.
Perchè il concerto sta per iniziare.
Accavallo le gambe, lo trovo femminile. E comodo.
Intreccio le dita con un'altra mano che non è mia ma che, da due anni, mi appartiene. E adesso è sul ginocchio, quello è mio, quello è un giusto posto.
La luna non è piena, però quando c'è un pianoforte che suona in un cortile ed hai una mano sul ginocchio, finisce che nemmeno te ne accorgi.
Ed io, mezza ammaccata, tiro un respiro.
La rabbia l'ho regalata alla luna, almeno per stanotte.
Va tutto bene.