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mercoledì 30 ottobre 2013

Io sono ciò che Amo.


Mattinata pesante, sono di tirocinio in risonanza.
Mi sveglio impastata di sonno, poche ore di letto alle spalle, un'amica, parole.
Faccio così.
Inizio a parlare, perdo la cognizione del tempo e poi, magicamente, sono le tre di notte.

Zerocalcare lo chiama "l'orario delle bermuda" se non ricordo male.

Mi sveglio addormentata, cerco di carburare con caffè e tè alla menta.
La mia coinquilina è sveglia da poco, mi guarda, è di turno anche lei.
Viviamo insieme da cinque anni ormai, se ci guardiamo in faccia già sappiamo quanto abbiamo o non abbiamo dormito, quanto siamo stanche o incavolate, quanto e se abbiamo voglia di chiacchiera.

Esco di fretta, col sonno ancora negli occhi.

Arrivo in ospedale, firmo. 
"'mmazza, stai assonnata?"

Me lo ripetono in tre, i più stretti.
Sanno che dormo poco.

Vado in risonanza.
Stupore per una diagnosi particolarmente ben riuscita, il prof ci porta ad assistere ad un esame.

Mi sveglio di botto.

E' una sala, stretta il giusto.
Entro e vedo una culla, due, un lettino dietro, una madre.
Una incubatrice.

Un bambino esce e chiede della madre, io mi chiedo se tutto questo è vero.

Il bambino nell'incubatrice ha sì e nò due settimane, è minuscolo.
L'anestesista si avvicina, gli accarezza la mano.

Poche cose mi resteranno. Questa mi sfonderà il cuore ogni volta.

Esco, faccio un respiro fortissimo.
Io sono ciò che faccio. Io sono ciò che amo.

14 commenti:

  1. La cosa che più mi dava forza, quando entravo in reparto in attesa della quotidiana dose di veleno distillato, era ed è la forza dei bambini e il coraggio delle madri. Qualcosa che non ci possono spiegare e che davvero si capirà forse quando anche noi - con tutti i se e i ma del caso - avremo un figlio.
    Ed è nella stretta della manina di un bimbo alle dita della madre che ho visto la vera forza degli eroi senza mantello e maschera e dei miracoli senza chiamare in causa un'entità soprannaturale molto ipotetica.

    Un abbraccio

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    1. Un detto, dalle mie parti, dice "va ndo lu patut e no ndo lu saput."
      Significa che, quando vuoi sapere la verità, devi andare da chi ha patito e non da chi pensa di sapere.

      Con grande affetto.

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  2. Ai molteplici seminari di psico-oncologia a cui ho partecipato... dalle molte testimonianze di personale curante, medici, volontari, esce sempre che sono i bambini malati che sostengono i genitori. Noi adulti siamo devastati di fronte a certe diagnosi. Loro, così piccoli e fragili invece affrontano il dramma con la forza di giganti, restando nel qui e ora.

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  3. Se è quello che ami, trovi la forza per tutto :)
    In bocca al lupo!

    Moz-

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  4. E ci sei allora, bambina!
    Occhi assonati sì, ma sempre capaci di "vedere"...

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  5. Avrei voglia di abbracciare entrambi

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  6. Nulla più che la sofferenza e il dolore ti permettono di comprendere il valore dello stare bene, della vita, del vivere. Ed è un comprendere di corpo, di anima, di cuore, non un capire di testa.

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  7. Direi che fare ciò che si ama sta alla base della felicità...

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  8. Ecco il primo post del tuo blog che ho letto:
    Madre
    Bambino
    Incubatrice
    E tanto tanto cuore

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Leggere è una forma sofisticata di ascolto. Grazie, anche per le tue parole.

 

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