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giovedì 14 marzo 2013

Tanto è fumata nera.


Buongiorno a chi s'imbatte in questo spazio e, sfiduciato, sentenzia:
"Ennò, n'artra foto de San Pietro nun la posso aregge"

Fermo, amico annoiato, non chiudere tutto.
Leggete armeno er post.

Ieri, giornata di studio. Tra Aorte dissecate ed emboli polmonari, m'imbatto nel messaggio di una collega universitaria "16.15 scappiamo da farmaco e andiamo a Piazza San Pietro, sì?"

 - Tanto è fumata nera - dico.
 "Ok." Rispondo

Sì, vero. La coerenza non è mai stato esattamente il mio forte.

Pioggia scrosciante, cielo padano che più padano non si può con qualche nuance grigio-londinese, però chiudo le sudate carte. E parto per San Pietro.

In Piazza facciamo il Totopapa.

 - Per me è l'Americano, quello s'è rivenduto i beni della Chiesa per risarcire le vittime della pedofilia -
"Bello, ci piace il papa che mette prima gli altri e poi i beni. E che parla di pedofilia."

 - Per me è quell'altro, là. Il papa nero. - 
"no ma statte zitto pe ccarità, che Nostradamus c' ha visto ggiusto na vorta e due pure"

- Per la suorina davanti è indifferente chi sia e per l'amico ciellino, perchè tutti hanno un amico ciellino, non può essere altri che Monsignor Scola. -

La pioggia scroscia sempre più forte, viene giù a catinelle e ad un certo punto pare stia proprio grandinando.
Una TV tedesca cerca di intervistarmi in tedesco, ma io - il tedesco - proprio non lo parlo e finisce che sparo una frase circostanziale in English.

Aspettiamo la fumata delle cinque, ma il gabbiano non si sposta ed il comignolo non emette nemmeno uno sbuffo. Che sfiga. 
- Se fuma, allora è nera. - penso. 
Ma proprio non vuole fumare, quel comignolo.

La signora davanti è mia corregionale e m'inizia a parlare dei millemila nipoti, delle figlie e di quando lei è stata battezzata. Non so perchè, i corregionali del meridione, quando s'incontrano si sentono automaticamente a casa e tendono a raccontarti ogni dettaglio della loro vita.

Sono le sette e ancora non fuma. Sono le sette e cinque, ed è fumata bianca.
Gioia in piazza, salti a destra e manca. Spintonando arriviamo avanti, molto avanti.

"Habemus Papam"

E finisce che, pur non essendo il più fervente tra i ferventi cattolici, ti senti un pezzettino nel puzzle della storia, una voce che urla nella piazza gremita.
Quando il papa sceglie il nome Francesco i visi di mille colori quasi si commuovono.
Francesco sa di umiltà, sa di ultimo. 

Che poi il papa sia un Gesuita ed abbia scelto il nome più in onore di San Francesco Javier che per il Povero d'Assisi, in tutta onestà, interessa poco. 
Che poi Nostradamus, in una celebre quartina, abbia predetto l'avvento del crudele papa nero, punto di riferimento massimo della Compagnia di Gesù, interessa ancora meno.

Era visibilmente sorpreso, Papa Francesco.
Ha arrabattato tre parole, niente massime shock o sententiae radical chic e le ha scaldate con l'accento latino americano.
E ci ha invitato a pregare, in piazza.
C'era un silenzio magico, un silenzio che ti squarcia e che davvero non ti aspetti.

Auguri Papa Francesco. 
E speriamo bene.

2 commenti:

  1. Che bello questo post, mi è sembrato di stare li', quasi sento ancora quella signora di cui parli mentre racconta della sua famiglia xD
    Speriamo bene si.
    A presto :)

    RispondiElimina
  2. Ciao! Grazie per le tue parole e per il follow :) Buona giornata!

    RispondiElimina

Leggere è una forma sofisticata di ascolto. Grazie, anche per le tue parole.

 

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