[F. Nappo]
"... e dolce venere, di rimmel."
[F. De Gregori - Rimmel]Oggi non è uno di quei giorni che profuma d'autunno.
Oggi non è uno di quei giorni che profuma d'autunno, ma forse, un po' profuma di malinconia.
Avete presente quella sensualità sottile sul bordo delle cose belle?
Quella sensualità così insidiosa e femmina che v'innamora?
Ecco, oggi non ce n'è nemmeno una goccia.
Oggi c'è solo attesa.
Oggi ogni sospiro si è sublimato, oggi la tachipsia si è andata ad insinuare tra le nocche severe delle dita in preghiera, si è andata a confondere col legno consumato degli inginocchiatoi.
E mi perdonerete se non mi genufletto, mi perdonerete davvero, ma da qualche anno il cilicio ha smesso di stringermi l'anima ed ha preso a stringermi la coscia.
Ma poi è così poetico, credetemi, pontificare sui massimi sistemi ed elaborare le proprie personalissime ed eminentissime teorie fissando l'onestà imperturbabile di una goccia che scivola sul vetro di un bicchiere.
Il mio, sì, esattamente il mio.
In fin dei conti la vodka ti pare onesta.
Così cristallina, eterea, così inodore.
Così piena di quella sottile genericità che tanto piace al secolo, di quel piacere sordo e frivolo che non ha forma nè colore.
Te lo dice lei stessa: nessuna promessa, io sono quella che vedi.
Un annetto fa chiesi della vodka ad un barman.
"Liscia. E senza ghiaccio."
Sorrise, forse addirittura capì.
"Ti ci vuoi guardare l'anima?"
Sorrisi, forse capii.
Ma una cosa è certa: nulla è più ipocrita di due dita di standard san pietroburghese.
Credetemi, se potete.
Chè questo, adesso, io lo so.
Ma mi farò bastare e bene o male cercherò di ripartorirmi domattina.
E così sia.